El Mundialito & Europeito

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lunedì 12 luglio 2010

La festa non finisce più,A Madrid milioni in piazza

Ritorno trionfale per i campioni del mondo: prima l'accoglienza all'aeroporto di Barajas e poi, dopo una breve sosta in albergo, la visita al re Juan Carlos e al premier Zapatero. Infine la sfilata a bordo del bus scoperto per le strade della capitale tra due ali di folla in un tripudio di rosso e di bandiere e la festa sul palco
dall'inviato ALESSANDRA RETICO
La cronaca della giornata

MADRID - Madrid non ha dormito e non dormirà. Festa prolungata, la finale non finisce più. I campioni di Spagna sono tornati a casa, si sono consegnati nelle braccia della folla. "Il nome della Spagna sarà per quattro anni in cima al mondo". Lo dice il capitano Casillas, il capitano innamorato che guida la Seleccion. Trofeo in mano, cuore che batte. E' il primo a scendere dall'aereo che ha riportato la nazionale in patria, ore 15 a Barajas, in una pista privata e protetta dell'aeroporto di Madrid. Neanche a bordo hanno dormito, c'era troppa felicità da smaltire. Salutano, Del Bosque riceve la coppa dall'uomo con la fascia al braccio, la solleva, ride come quando quasi non ci si crede. Cerimonia breve, a parte la stampa il tifo lo fanno gli impiegati dello scalo, poi tutti sul bus. Pranzo veloce, poi verso palazzo Reale.

La gente è sempre in strada, le vie del centro, le piazze, i parchi sono pieni. I presidi di bandiere e vuvuzelas sono una linea continua e accecante di suoni e colori per tutta la città. Traffico rallentato, ma nessuno sembra lamentarsi. Negli uffici la gente è arrivata tardi stamattina, ed è uscita presto, è un giorno che non accade più. Il programma è intenso per la nazionale, prima tappa ufficiale a Palazzo della Zarzuela. Il re Juan Carlos e famiglia accolgono le Furie Rosse che stanno in tuta tra gli stucchi della regalità. "'Siete un esempio di sportività, nobiltà e di squadra" ha detto il sovrano, che sembrava in realtà un ragazzo nella sua emozione, dice grazie "per aver fatto vibrare tutta la Spagna e aver realizzato uno dei nostri sogni". Casillas gli regala una maglia con tutti i 23 autografi della squadra. Anche la Regina Sofia, il principe Felipe e la moglie Letizia, le loro bimbe Leonor e Sofia cui viene passata la Coppa, la toccano timide, la sollevano. Che gioco.

Del Bosque parla poco - è semplice e facile come si sa - lo fa quando alle 18 il percorso della gloria li porta al palazzo della Moncloa, sede del governo spagnolo: "Ringrazio tutti gli spagnoli per il sostegno che ci hanno dato. Questo successo appartiene a tutti, dai club più piccoli a quelli più grandi". Zapatero: "Sono la forza unita di tutta la Spagna". E verso Casillas: "Che parata a Robben". Niente di formale, la serietà della felicità, il premier conclude invitando Iniesta sul palco, "l'uomo che ci ha fatto vincere"... Eccolo: "Sono orgoglioso di far parte di questa squadra".

Saluti, baci, abbracci. Molte risate. Salgono tutti sull'autobus che parte verso il cuore di Madrid, tirano bandiere, loro le firmano, il corteo procede lento tra i corpi ovunque. Sulla Gran Via, attraverso Cibeles, la piazza usuale delle feste, Neptuno, il Paseo del Prado. La storia tra la storia. E poi Atocha, la Ronda de Toledo, sui fianchi del palazzo Reale fino all'Explanada del Puente del Rei. Palco per la musica, la conclusione della marcia. Difficile contare quanti sono, una distesa di rosso e stendardi, il caldo fuori con quello dentro. Facile calcolare quanto pesa un giorno così.

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